“Alimentazione nel Trekking” a cura del dr. Giuseppe Musolino
Si è parlato di alimentazione prima, durante e dopo l’escursione nell’incontro del 23 novembre con il dr. Giuseppe Musolino, specialista in dietetica clinica e nutrizione dello sport, nella sede del Club Alpino di Catanzaro.Il trekking è un’attività che impegna il fisico per lunga durata, comportando perciò un notevole dispendio energetico che solo un’alimentazione corretta riesce a compensare. Se il dispendio energetico aumenta troppo, il livello di zuccheri nel sangue ha la tendenza ad abbassarsi (ipoglicemia). Non solo, lo sforzo intenso e prolungato favorisce la produzione di acido lattico, difficile da smaltire proprio a causa della scarsità di ossigeno. L’escursionista quindi deve tenere conto di tutti questi fattori nella definizione del suo programma alimentare. Poiché le riserve di zuccheri sono relativamente scarse nel fegato e nei muscoli, l’esaurimento avviene presto. Per il trekking, come per tutti gli sport di resistenza, i carboidrati rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo. Una dieta equilibrata per l’escursionista, dovrebbe contenere il 65% di carboidrati, il 15% di proteine ed il 20% di grassi. Prima dell’escursione è bene consumare glucidi complessi (pasta, riso, patate) almeno otto ore prima dell’escursione (la sera prima). Pasti non abbondanti prima di partire. Né glutine né latte e derivati caseinici perché inducono sonnolenza. Al mattino è preferibile una colazione comunque energetica a base di frutta.Durante l’escursione occorre programmare soste di cinque minuti ogni due ore con piccoli spuntini e piccole bevute per mantenere un costante apporto energetico e idrico. Apportare un supplemento energetico durante lo sforzo per mezzo di glucidi semplici (il glucosio arriva più rapidamente al muscolo), con razioni di 50 grammi ogni due ore, che corrispondono a: 7 fichi secchi, 8 datteri, 60 g di uvetta secca. Se lo sforzo è inferiore alle tre ore, un’alimentazione solida non è necessaria, l’idratazione con zuccheri al 5% è sufficiente. Una delle condizioni più pericolose è la disidratazione. L’importanza dell’acqua è superiore a qualsiasi tipo integratore. Durante gli sforzi possiamo perdere anche un litro di liquidi all’ora col sudore; in alta quota, dove l’aria è più secca, ne perdiamo anche il doppio con la respirazione. Se i liquidi non vengono reintegrati si può registrare un aumento della densità del sangue e, di conseguenza, un maggiore affaticamento del cuore. La perdita d’acqua che si verifica con la sudorazione porta a riduzione della massa sanguigna, con una diminuzione del ritorno venoso al cuore. Questo aumenta la frequenza cardiaca. Le urine risultano più concentrate con il pericolo di formazione di calcoli e possibilità di dolorose coliche renali. È bene dunque aumentare la quantità d’acqua da bere se si pratica attività in ambiente caldo o in altitudine. Limitare la perdita d’acqua per sudorazione scegliendo un abbigliamento adeguato. Solo in caso di sudorazioni abbondanti possono essere perse discrete quantità di sali minerali. La perdita eccessiva di sali può essere responsabile della comparsa di crampi e malesseri generali (stanchezza, nausea, vomito, svenimenti).Decisamente sconsigliata la pratica di ricorrere allo zucchero puro durante l’escursione. Innanzitutto per il rischio di un’ipoglicemia reattiva; inoltre lo zucchero richiede grandi quantità di acqua per essere disciolto e assorbito: se i liquidi scarseggiano nell’organismo, queste assunzioni possono causare bruciori di stomaco. No anche alle bevande gassate energetiche, perché dilatano lo stomaco comprimendo il diaframma e ostacolando così la respirazione. Da debellare infine il mito che l’alcol riscaldi. In realtà gli alcolici dànno solo calore di breve durata, dovuto ad una vasodilatazione periferica che determina una rapida cessione di calore da parte del corpo. Si innesca quindi un meccanismo opposto a quello ricercato, dannoso perché riduce l’efficienza fisica e le capacità cerebrali. Dopo l’escursione si dovrà privilegiare l’assunzione di carboidrati per il recupero delle energie spese: dopo aver praticato esercizio fisico l’assorbimento degli zuccheri risulta migliorato consentendo un aumento dello stoccaggio del glicogeno (supercompensazione).
Si ringrazia il dr. Giuseppe Musolino per la disponibilità dimostrata e la semplicità nel relazionare l’argomento trattato.