Sul sentiero del monachesimo

Accompagnatori: Marco Garcea – Emanuele Vozza

L’escursione di domenica 29 marzo si è svolta nel Parco Nazionale della Sila, lungo  il sentiero 319 Cai  del “Monachesimo”. Dalla piccola chiesa di “San Giovanni Gualberto”, protettore dei forestali, abbiamo attraversato un suggestivo bosco di pino laricio d’alto fusto e raggiunto le località “Carcarella”, “Carcare” e “Pietrabianca”, nel cui nome risuona l’antica attività di estrazione e successiva trasformazione del calcare in calce. Inoltrandoci tra torrenti e ruscelli alimentati dallo sciogliersi delle nevi e dalle forti piogge degli ultimi giorni si sono raggiunte le sorgenti “Pietrabianca” e “Peseca”. Lungo il percorso sostiamo in alcuni punti panoramici  da dove possiamo ammirare il golfo di Squillace. Intanto si  arriva ai ruderi dell’Abbazia basiliana di Santa Maria di Peseca (970-998 d.C.), dove risiedeva una scuola laicale di metafisica, uno scriptorium per la trascrizione e divulgazione di testi antichi e l’Abate Archimandrita, capo degli abati basiliani. Decidiamo di fermarci qui per consumare il pranzo a sacco. Davanti a noi è il campanile ad attirare l’attenzione, si erge verso il cielo come simbolo di tutto ciò che è andato perduto nel tempo e che, comunque, richiama un  luogo prediletto dai monaci d’oriente per molti anni. Proseguiamo la nostra escursione fino al torrente Litrello raggiunto dopo aver attraversato un caratteristico sentiero formato da tornantini, roccette ed enormi massi che scendono sul fianco del monte Peseca. Il Litrello è impetuoso, una serie infinita di cascate che culminano nel salto più alto detto del “Litrello”. E’ come se piovesse qui e mi viene da pensare di una benedizione dei monaci che hanno vissuto in questi luoghi per secoli. E così ci lasciamo bagnare e “benedire” dalle frizzanti fresche gocce che raggiungono i nostri visi. 

Socio Marco Garcea

00001123456789101112131415161718192021