All’arrivo suonano le campane, quelle del Santuario Ecce Homo arroccato ai piedi di monte Giove, nella Sila Piccola, montagna sacra sulla cui cima lo storico locale Andrea Fico scrive di aver trovato i resti di un tempio dedicato a Giove e altri edifici sacri. Luoghi di culto, questi, custoditi dai frati di San Francesco d’Assisi da oltre cinque secoli e secondo un’antica tradizione la fondazione risalirebbe al IV° secolo per opera dei monaci Basiliani provenienti dall’Oriente. Manca poco alla Santa Messa, iniziamo la visita al Santuario che custodisce preziose opere d’arte come la statua in marmo bianco di Carrara, scolpita nel 1504 da Antonello Gagini di Messina, raffigurante la Madonna delle Grazie e la statua miracolosa in legno dell’Ecce Homo,scolpita da fra’ Umile da Petralia. I pellegrini continuano ad arrivare da ogni parte per partecipare alla santa Messa domenicale, mentre noi proseguiamo il cammino passando prima dal chiostro, con al centro un antico pozzo adornato ai bordi da fiorite aiuole, per immergersi in un bosco di elci, querce, tigli, castagni, corbezzoli, robinie, fontane, ruscelli e raggiungere un’antica cappella dedicata a San Francesco d’Assisi riparata da enormi rocce ricoperte di muschio. Qui si recavano i religiosi dopo la recita notturna in coro del mattutino. Si prosegue lungo le sponde del Vergari corso d’acqua, insieme al vicino Reazio, della storia millenaria di Mesoraca. Partendo dal cuore della città, raggiungiamo i “vuddri” (conche) e salti d’acqua incastonati tra massi di granito. Sostiamo su alcune chiamate “Carrozzella” e “Curteddruzzu”, nascoste nella vegetazione e attraversate da acque limpide su cui danzano eleganti farfalle dal colore nero e azzurro. Il nostro peregrinare continua nella selvaggia “conca dei tre diavoli” contornata da tre giganti di pietra (i diavoli), passando dai ruderi dell’abbazia medievale di Sant’Angelo in Frigillo, uno dei più prestigiosi monasteri calabresi dell’epoca. A raccontare quanto di pregevole esisteva quassù, gli elementi decorativi in pietra, tipici dell’architettura monastica cistercense e le distese verdi dove i monaci coltivavano il gelso e il grano. Spettacolo!
Marco Garcea – Accompagnatore Sezionale Escursionismo
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