Bastano pochi passi per lasciare il centro storico di Catanzaro e immergersi nella natura della Valle dei Mulini all’interno del Parco della biodiversità mediterranea, accompagnati dalle guide del Cai Catanzaro Antonio Biamonte e Marco Garcea. Ci ritroviamo nei pressi dell’opera di Jan Fabre, De man de wolken meet (L’uomo che misura le nuvole), da lassù, sin dal 2005, da quella scala in bronzo, con la pioggia, con il sole, con il vento, con la neve, l’uomo scolpito dall’artista belga ammira il panorama della città, del mare, dei monti che disegnano il paesaggio attorno. Attraversiamo il tunnel degli innamorati in versione autunnale e si respira l’aria della bellezza, dei profumi e dei colori vivi che la stagione di novembre sa regalare a queste quote. Si continua tra piante di carrube, ulivi, tigli, meli selvatici, si passa dal laghetto delle ninfee dove sguazzano svassi e animali acquatici e si raggiungono i sentieri dell’oasi naturalistica. Ci fermiamo davanti una secolare quercia da sughero, per poi penetrare in un bosco misto di leccio e sughera. Le sugherete hanno un ruolo molto importante nell’equilibrio dell’ambiente, oltre a essere un negozio di carbonio riducendo i gas a effetto serra nell’atmosfera, proteggono il suolo dall’erosione e dagli incendi, essendo piante ignifughe. Il cammino prosegue per raggiungere un luogo triste, il ponte sulla Fiumarella, dove il 23 dicembre del 1961 il treno della linea calabro lucana proveniente da Soveria Mannelli deragliò, causando la morte di 71 passeggeri. Una data che ancora oggi rimane indelebile nelle memorie di molti. Una pioggerellina ci accompagna fino alla località Mastricarro, luogo dove sino alla fine degli anni ’60 si estraeva la barite, minerale impiegato nelle industrie petrolifere, cartaria, tessile, delle vernici, in radiologia per liquidi opachi di contrasto, nella produzione delle zavorre di lavatrici e gru, nella produzione di tubi catodici e nell’industria della gomma. Si scende per raggiungere il torrente Fiumarella, proprio nel tratto dove inizia il canyon e si formano scroscianti salti e cascatelle. Si cammina ai margini del corso d’acqua, attorniati dai resti di archeologia industriale delle miniere, per poi intraprendere il sentiero in salita che ci riporta nella parte alta del parco, nei pressi della torretta dell’antico acquedotto cittadino. La natura anche oggi ci ha regalato momenti magici.
Marco Garcea – Accompagnatore ASE Cai