Il due giugno ho accettato con grande curiosità l’invito di Vittorio e Giacinto di andare a ispezionare la grotta di Grave Grubbo di Verzino; ero già stata in grotte più rinomate come turista, ma l’idea di calarmi con corde e imbrago, munita di caschetto e torcia frontale, come gli speleologi,mi entusiasmava e intimoriva allo stesso tempo, per me si trattava di un’esperienza nuova e interessante, unica nel suo genere; così la mattina di sabato di buon ora è iniziata l’avventura…
Dopo qualche incertezza per ritrovare la stradina sterrata che conduce in prossimità della grotta,abbiamo lasciato la macchina in un pianoro e, percorsi circa 200 metri a piedi, siamo giunti sul bordo occidentale di una profonda depressione (grave).
L’imbocco della grotta non è visibile da quel punto; occorre discendere lungo un lato della dolina con l’aiuto delle corde, attraverso un sentierino appena percettibile, molto ripido,con qualche salto che permette di guadagnare l’ampio portale d’accesso preceduto da grandi sassi che annunciano l’ingresso. Dopo avere assicurato le corde ai massi e un“salto nel buio” di circa sette metri, eccoci in un antro con varie diramazioni. Fugata ogni perplessità grazie all’incoraggiante buonumore di Vittorio e l’imperturbabile calma di Giacinto è iniziata l’ispezione in alcuni rami sotterranei. All’ingresso mi è subito venuto in mente Dante: “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Stavamo profanando il regno di Ade “l’invisibile”,fratello di Zeus, dio del mondo sotterraneo, degli inferi; un dio implacabile e impietoso, temuto dagli uomini perché bastava solo nominarlo per scatenare la sua collera e a coloro i quali entravano nel suo regno non consentiva più di tornare in quello dei vivi. In quel mondo, custodito da Cerbero, cane a tre teste e coda di drago, approdavano le anime dei trapassati trasportate da Caronte su fiumi tristi e minacciosi.Ade dimorava nell’oscurità, in un palazzo fatiscente popolato da fantasmi…. I miei pensieri “culturali” svaniscono, siamo a trenta metri di profondità: emozione e curiosità prevalgono. L’odore è acre, l’umidità elevata, tuttavia la temperatura è gradevole in confronto alla calura dell’esterno.
Le grotte di Verzino hanno la peculiarità di trovarsi in un ambiente gessoso, (solfato di calcio), e al momento dovrebbero essere le seconde in Italia per percorribilità e sviluppo planimetrico superiore ai due chilometri. Nel corso dei secoli lo scorrere e il gocciolamento delle acque meteoriche hanno modellato e scolpito l’ambiente sotterraneo con stupende concrezioni carbonatiche e giochi scultorei: formazioni stalattitiche e stalagmitiche si uniscono in un abbraccio indissolubile in una colonna di circa tre metri di altezza nella saletta Marcianò; vele sinuose si muovono lungo le pareti; “perle di grotta” nascono dai pavimenti dall’instancabile lavorio delle gocce di acqua. Lungo il percorso del “ramo cenerentola” vi è la ” colata nera “, si tratta sempre di concrezioni carbonatiche, ma di colore scuro per la presenza di ossidi di ferro e manganese. La colata è lucida e brillante per un velo di acqua che accarezza la superfice e la modella, mentre le volte delle gallerie sono decorate da “arabeschi” naturali dovuti alla stratificazione e composizionegessosa del terreno e le pareti da “trine” di carbonato.
Esplorare le grotte è una sorpresa continua, emozionante, sempre diversa; cunicoli tortuosi più o meno stretti, laghetti e pozze di acqua, rigoli e torrenti,antri e gallerie, anfratti e passaggi non sempre agevoli e resi viscidi e scivolosi dalla presenza di acqua e di fanghiglia. Dobbiamo stare attenti a non cadere mentre lo sguardo scorre veloce attratto da particolari mai visti e tento di rubare qualche immagine con la macchina fotografica.
Domenica 24 giugno 2012 si è svolta l’escursione ufficiale in cui hanno partecipato tredici soci ed ho voluto ripetere l’esperienza. In questa seconda circostanza si deve lodare l’eccellente lavoro svolto da Francesco COLAO che si è accollato il compito più gravoso e al contempo più delicato e pericoloso: mettere in sicurezza l’escursione, consentire ai soci la discesa e la risalita dalla grotta e lungo la dolina,assicurando quindi il buon esito della visita. La passione, l’esperienza, l’entusiasmo coinvolgente di Vittorio che tutti i soci conoscono, rendono uniche e piacevoli le uscite da lui organizzate. Il mondo delle viscere della terra è un luogo vasto, ancora segreto e inesplorato; forse uno dei pochi dove ancora l’uomo non è riuscito ad assumerne il totale controllo. Mentre seduta su un masso attendevo che un gruppo ritornasse dal “ramo del fiume” abbiamo spento le luci… sono stata inghiottita dal buio più profondo. In quel momentosi è soli con se stessi e con una natura unica di cui resta solo la sua percezione. Ilmondo all’esterno è pieno di luci e di colori, gli occhi possono osservare, distinguere, scrutare…quello delle viscere della terra è pieno di ombre, paure, timori, misteri. Privi della vista ci sentiamo impotenti, persi senza punti di riferimento; solo lo scrosciare dell’acqua rimanda ad un mondo che sentiamo appartenerci, a una dimensione reale.Il trascorrere del tempo assume una connotazione diversa da quella che in genere gli attribuiamo, non ha senso lo scandire dei secondi, minuti e ore e l’alternarsi del giorno e della notte, il tempo si dilata o si restringe si deforma a piacimento e si adatta alla sensibilità e percezione di ognuno di noi ancor più che sulla terra, in una dimensione tutta “interiore” dove un attimo può durare un’eternità e una vita invece un battito di ciglia. Per un momento mi sento catapultata in una dimensione onirica dove l’accavallarsi d’immagini e sensazioni si sussegue spesso in modo illogico e fantastico. Un’esperienza unica, forse la più forte che si possa provare nel ventre della terra a trenta metri di profondità. Socio Monica Gigliotti