Alle cascate Galasìa e Mundu
Parco Nazionale Aspromonte
Domenica 11 maggio ci troviamo nel Parco Nazionale dell’ Aspromonte. Il suo nome “Aspromonte” lo descrive come un massiccio severo, impenetrabile, ma sotto l’apparente asprezza si nascondono tesori unici. Ci troviamo nel territorio di Molochio (RC), il punto di partenza dell’escursione è ubicato lungo la strada che da Molochio sale al villaggio di Trepitò. Molochio è uno dei tanti paesi della parte interna della Piana di Gioia Tauro, alle falde dell’Aspromonte occidentale. Percorrendo in auto la piana, a far impressionare sono gli scheletri di case mai finite. Si discute, si parla di questo in auto, ma noi siamo qui per incontrare due opere della natura: le Cascate Galasia e Mundu. La giornata è soleggiata, limpida, dai balconi panoramici si intravede il mar tirreno, Capo Vaticano, lo Stromboli e l’isola di Salina. Francesco Bevilacqua, la nostra guida oggi, ci dettaglia sull’escursione giornaliera e subito si parte. Ci immergiamo in un fitto bosco di lecci fino a raggiungere l’alveo del torrente Barvi. L’acqua scroscia tranquilla tra un’infinità di massi.
Proseguiamo ancora, fino a quando la melodia dell’acqua diventa impetuosa. Ci stiamo avvicinando alla cascata Galasìa e infatti di colpo ci appare maestosa con i suoi 40 metri di salto. Rimaniamo incantati, così come sempre accade quando ci troviamo davanti a sua maestà natura. Chi viene spesso a godere di queste opere naturali è come se venisse la prima volta. Qui l’ambiente cambia aspetto, si modifica in continuazione, lo dice il nome stesso della cascata, Galasìa, vocabolo greco che significa “rovina”, “frana”. La primavera è la stagione delle cascate la portata d’acqua alimenta fiumi e torrenti creando magnifici salti.
Ritorniamo indietro per risalire lungo uno dei rami alti del torrente Barvi, dobbiamo incontrare un altro pezzo della cascata Galasìa, quella superiore. Per raggiungerla troviamo qualche difficoltà perchè una delle tante frane della zona interrompe il sentiero. Riusciamo, comunque, a raggiungerla. Eccola, è incantevole più bella della prima, così si dice dopo aver ormai esaltato la bellezza della precedente. Ritorniamo indietro per lo stesso sentiero per poi ridiscendere verso la terza cascata, che si trova in basso. Qui la chiamano “Munnu” o “Mundu”, che significa “mondo”, “pulito”, “denudato”. Raggiungiamo prima la parte alta della cascata e poi proseguiamo lungo un sentiero stretto e impervio, a tratti instabile per raggiungere la cascata “Mundu” dal basso. Eccola, anche questa è spettacolare, si trova in una nicchia di roccia, alberi e felci. Le felci non sono di quelle comuni, qui si trova la rara felce bulbifera (Woodwardia radicans), una specie sopravvissuta qui sin dalla preistoria, grazie al micro-clima caldo umido della gola fluviale. Eccola con le sue grandi foglie a decorare le pareti rocciose della cascata. Che spettacolo, non ci sono parole !!!
Socio Marco Garcea
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