“Sul sentiero del Tracciolino” – Palmi
«Ultimo anello di una catena, che si parte dalle selvagge alture degli Appennini per venire a specchiarsi sulle rive ridenti del Tirreno, esso da un lato giganteggia sopra una pianura lussureggiante che in talune ore del giorno sembra un mare lucente; dall’altro lato guarda coi mille occhi delle sue rupi l’immensa distesa del mare, che rumoreggia ai suoi piedi» (Luigi Parpagliolo)
Domenica 19 Aprile escursione sulla Costa Viola, lungo il “sentiero del Tracciolino”, a mezzacosta tra il monte Sant’Elia (579 mt) ed il mare Tirreno, guidati dai soci Nino Costantino e Marco Garcea. In questo tratto di costa l’uomo per diversi anni ha sfidato una natura impervia realizzando terrazzamenti coltivati a vitigno per produrre uve pregiate quali: gaglioppo, malvasia, zibibbo. L’escursione è caratterizzata da spettacolari paesaggi verso la Sicilia, le isole Eolie e la costa che si stende da Villa San Giovanni fino a Capo Vaticano ed anche oltre. Siamo circa 70 i soci che ci ritroviamo nei pressi del centro di Palmi, città che risale al 951 d.c., quando gli abitanti dell’antica Taureana, distrutta dai Mori, si trasferirono nel sito attuale ai piedi del Monte Sant’Elia. Palmi è anche una città culturale, diede i natali a molti personaggi illustri tra cui il musicista Francesco Cilea e lo scrittore Leonida Repaci; infatti si possono visitare la casa della cultura, la biblioteca, la pinacoteca, l’antiquarium, una gipsoteca con opere di Michele Guerrisi e tanti altri luoghi culturali.
Ritornando alla nostra escursione, lungo il percorso è possibile avvistare i falchi pecchiaioli (“Orra” in dialetto palmese) durante la migrazione primaverile, ma anche tanti altri rapaci come gheppi e poiane.
Ci incamminiamo lungo il tracciato che pian piano diventa sempre più stretto, consentendo in diversi tratti di passare una sola persona alla volta e chi come me, l’ultimo della fila, osserva e scruta il simpatico lungo cordone umano che si è creato. Il tempo è grigio, per un terzo del percorso si può scorgere solo la sagoma del cono vulcanico dello Stromboli, che fuma, e la città di Palmi. Man mano che procediamo verso i piani della Corona, il sole inizia a farsi spazio tra le nuvole fino a quando il cielo diventa azzurro e si confonde con quello del mare. Le macchine fotografiche si scatenano: lo stretto di Messina, la cima innevata dell’Etna, lo Stromboli sono gli scatti preferiti oltre che le prime fioriture primaverili e gli anfratti rocciosi del monte che ospitano i corvi imperiali. Proseguiamo osservando dall’alto scogli, calette, promontori che sono raggiungibili solo via mare, tra cui “Cala Leone”, ben visibile da un belvedere in prossimità dei “piani della Corona“ nel comune di Seminara, proprio nel punto in cui ha inizio il percorso di rientro che ci condurrà sul monte Sant’Elia. Da questo belvedere è possibile scrutare il vecchio percorso, ormai interrotto e coperto dalla vegetazione, del “Tracciolino” che conduceva sino a Bagnara Calabra, tratto dove è situato il “tunnel militare” costruito dai francesi nel 1806 per piazzare un cannone e proteggere la torre Rocchi (oggi sono rimasti i ruderi) dagli inglesi. Dopo una breve sosta rilassante, proseguiamo per monte Sant’Elia attraversando prima una sorgente e poi un bel bosco panoramico con area pic-nic dove sono tanti i gitanti della domenica che pranzano e ballano. Siamo sulla cima del Monte Sant’Elia, questo luogo fin da prima del X secolo era celebre per l’esistenza di alcuni conventi di monaci basiliani, uno di questi venne fondato, nell’anno 884, da sant’Elia di Enna. Osserviamo gli splendidi panorami che affacciano sul mare e sull’Aspromonte e da qui, attraverso un sentiero in forte pendenza e con prevalenza di castagneti, raggiungiamo il punto di partenza e terminare l’escursione.
Marco Garcea
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