Escursione ad anello dalla valle del Piciaro a quella del Tacina”. Il percorso si prospetta interessante: ancora una domenica sulla neve, 5 ore con gli sci escursionismo, su e giù per i pendii boscosi della nostra Sila.La mia aspettativa è grande, desidero fortemente partecipare all’escursione per rivedere, coperti dalla neve, quei paesaggi che di solito frequento in estate.L’escursione inizia a circa 1550 m. di quota: lasciata la strada asfaltata, il tempo di indossare gli sci, veniamo subito risucchiati dalla faggeta.Il tempo non è un granché, e un sottile filo di nebbia vela il nostro orizzonte: poco male, anche la nebbia ha il suo fascino. Fa freddo, ma lo dimentico subito, l’entusiasmo per l’escursione non me lo fa sentire. Procediamo in fila indiana lungo la prima discesa e, subito dopo aver attraversato il torrente Piciaro, ci infiliamo tra due filari di giovani abeti. Ancora qualche piccola discesa, cado e perdo il puntale di un bastoncino; temo di dover tornare indietro, ma Ciccio e Pino, le nostre guide, rimediano prontamente all’accaduto. Si riparte e, nonostante la fitta bruma ammorbidisca notevolmente la nostra vista, l’orizzonte comincia ad allargarsi, permettendo ai nostri occhi di spaziare attraverso radure sempre più ampie: lo spettacolo è a dir poco affascinante. Scendiamo sempre più di quota, attraversando recinzioni di filo spinato totalmente ricoperte dalla neve e, dopo un passaggio nella boscaglia fitta e alcune discesine un po’ più ripide, che affronto “a scaletta”, ecco che la nostra attesa viene ripagata. L’ultimo pendio ci porta su un’ampia e panoramica sella che domina la valle del Tacina. Il gps segna quota 1480 m.E ci fermiamo lì, su quel terrazzo, ad ammirare in silenzio quella distesa di neve, come dalla prua di una nave si scruta la vastità dell’oceano, alla ricerca di un’isola o della terraferma. Scendiamo nel fondovalle senza fretta, e ci fermiamo qualche minuto, a consumare il nostro pranzo a sacco. Subito dopo iniziamo la risalita della valle e, dopo un breve percorso a mezza costa, reso più impegnativo dalla neve, a tratti ghiacciata, l’erta ci conduce sul limitare del bosco e ci immergiamo nella fitta faggeta. Raggiungiamo rapidamente un vasto pianoro, puntellato da pini larici, che segna anche la nostra quota massima (1580 m. slm.) , e dove purtroppo si scaricano le batterie del mio gps, impedendomi di tracciare l’anello completo.Da lì, dopo alcune incertezze, attraversiamo un’altra serie di bellissime radure e dopo un’ora e mezza circa raggiungiamo le nostre auto.Vi lascio con una frase di Hugo Pratt, il papà di “Corto Maltese”; non c’entra con la montagna, ma non so perché mi fa pensare a Tacina, a quella distesa di neve che è allo stesso tempo mare e isola, nel cuore più selvaggio della nostra Calabria. “All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per ripararsi durante un tifone, o per riposare e amare. Quell’orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad andare.” (Raffaele Aurcuri)