Mesoraca è un comune della provincia di Crotone a circa 415 m.s.l.m. e si sviluppa da nord-ovest verso sud-est per una lunghezza di quasi 32 km, una larghezza di circa 3 km e una superficie di 94 km². Ai piedi del monte Giove, falde orientali del gruppo montuoso Femminamorta, in Sila Piccola, è attraversata da due corsi d’acqua: il Vergari e il Reazio.
La popolazione, il Vergari e il Reazio sono inseparabili, un legame inscindibile che risale sin dalla fondazione di Mesoraca, le acque da sempre hanno contribuito agli abitanti a sostentarsi. I sentieri che li attraversano, dotati di tabelle indicative e segnaletica in vernice bianco/rosso, fanno parte delle Rete Escursionistica Italiana (REI) grazie a un accordo sottoscritto con il Club Alpino Italiano. Tre ingressi, di cui uno dal centro storico, consentono di raggiungere il Vergari e il Reazio e immergersi nella ricca biodiversità con endemismi esclusivi e rare specie vegetali e animali.
L’idea di parco nacque nel 1998 attraverso la creazione di un sentiero natura lungo il Vergari”, premiato da Legambiente con l’assegnazione del Fondo Nazionale di Lavori in Corso, ottenendo l’ingresso a pieno titolo nel circuito dei “nuovi progetti vita” di Planet Society, attività dell’UNESCO. Negli anni successivi ha avuto il patrocinio della Regione Calabria e nel 2023 l’istituzione della Riserva Naturale Regionale Vergari.
Domenica 7 luglio il Cai Catanzaro, il Cai Cosenza, Cai Serra Pedace Sottosezione di Cosenza e l’Associazione Culturale Mistery Hunters,gruppo che promuove la storia, la preistoria del mediterraneo, l’archeologia, le tradizioni popolari e l’antropologia, accompagnati dal direttore arch. Emilio Cistaro e alcune guide della Riserva, abbiamo camminato lungo i suoi sentieri partendo dalla terrazza panoramica del Santuario S.S. Ecce Homo. Il Santuario fondato come cenobio basiliano nel IV secolo d.C. e successivamente ristrutturato da francescani nel 1400, è uno scrigno di opere d’arte, al suo interno sono custodite la statua dell’Ecce Homo, scolpita nel legno di tiglio da Fra Umile Pintorno da Petralia e datata 1630, e la miracolosa effigie della Madonna delle Grazie, opera cinquecentesca che domina l’altare della chiesa, realizzata in marmo dallo scultore messinese Antonello Gagini. La storia di questi luoghi è affascinante e ne siamo rimasti ammaliati ascoltandone i racconti dalla voce di Padre Francesco Bramuglia, guardiano del convento dell’Ordine dei Frati Minori.
Passando dal bosco secolare del Convento, nel periodo natalizio viene rappresentato il presepe vivente, raggiungiamo la macchia mediterranea ed i luoghi dove recentemente è stata avvistata una coppia di cicogna nera, specie rara e protetta, sono soli 36 le coppie nidificanti in Italia. Sostiamo lungo una serie di “vuddri” (conche) dai nomi “Lazzara”, “Carrozzella” e “Curteddruzzu”, alimentate dalle acque del Vergari. Rimanere in silenzio, ascoltare lo scrosciare del torrente, lasciarsi guidare dal canto delle acque che da millenni accarezzano le pietre modellandole in affascinanti forme è una sensazione unica, e comprendi perchè le cicogne nere hanno scelto questi luoghi.
La vista viene rapita da un liquido bianco che cola da alcuni alberi. È la manna. Emilio ci racconta che nasce dalla corteccia e dalle foglie degli alberi di frassino, noti con il nome scientifico Fraxinus ornus e viene prodotta attraverso un processo naturale in cui un liquido zuccherino trasuda dalla corteccia o dalle foglie e, una volta esposto all’aria, si essicca e forma delle gocce o croste solide. Il processo tradizionale di estrazione prevede l’incisione dei frassini durante la primavera, quando la linfa degli alberi è più abbondante, incisioni superficiali sulla corteccia o sulle foglie con strumenti specifici, come raschiatoi o coltelli, in modo da creare delle ferite che permettono alla linfa di fuoriuscire inizialmente liquida zuccherina e successivamente, esposta all’aria, solidificare. Una volta raccolta, la manna viene sottoposta a un processo di lavorazione per rimuovere eventuali impurità e ottenere la manna pura. In alcune regioni questa pratica viene tutelata per preservare la cultura e l’eredità storica.
Lasciata l’area naturalistica, breve e meritata sosta per un delizioso pranzo presso La Collina RistoPub e proseguimento per il percorso urbano, iniziato dall’antica porta d’ingresso, “U GAFIU”. Un viaggio nella storia millenaria di Mesoraca tra vicoli che sanno di antico, palazzi storici come Stranges-Longobucco e Palazzo De Grazia, casa natale del celebre filosofo Vincenzo De Grazia, e lungo la via Magna Grecia tra edifici del periodo Borbonico e chiese rinascimentali, come quella “del Ritiro”, uno dei monumenti Tardo Barocco più importanti della regione con la meravigliosa cupola, la più affrescata della Calabria. Si contano centoventicinque figure bibliche che gravitano intorno alla Vergine Assunta e alla Gloria Celeste. La prima volta che entrai in questa chiesa, passai un’ora a guardare le 125 figure. Una per una. La maggior parte del tempo lo trascorsi a guardare gli angeli: quello a suonare uno strumento simile alla chitarra, quello a suonare lo strumento a fiato, e gli altri angeli a cantare seguendo le note sullo spartito. Pensai a una melodia seducente, come quelle che fanno danzare le Ninfe, le potenze divine di boschi, alberi, monti, acque e sorgenti. Non si conosce l’autore degli affreschi, ma immagino che prima di elevarle sulla cupola aveva visitato il Vergari e il Reazio.
Un ringraziamento al direttore della riserva Emiliano Cistaro, alle guide della riserva, in particolare a Roberto Tesoriere e all’Associazione Culturale Mistery Hunters rappresentata da Alfonso Morelli, quest’ultima raccontandoci di alcuni misteri sui luoghi.
Marco Garcea – Accompagnatore di Escursionismo
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