Si va per cominciare. La trama dell’anno sociale della mia Sezione CAI comincia a dipanarsi e, com’è tradizione da due anni a questa parte, il primo trimestre sarà dedicato non solo alle uscite sul campo ma anche agli incontri culturali del venerdì. Una tradizione ormai consolidata, che nel 2024 coinciderà con l’ultimo scorcio del mio triennio alla guida della Sezione. Un buon modo per concludere, un buon modo per passare il testimone. Abbiamo parlato di fotografia, di viaggi, di cambiamento climatico, dei rapporti tra uomo e natura, di etnobotanica, delle offese dell’uomo alla montagna, di protezione dell’ambiente, di escursionismo e sentieri, del giusto approccio fisico e alimentare all’attività in montagna. Ne sono sono nati suggerimenti, proposte, curiosità. E ogni anno nuove idee si sono affacciate e hanno preso forma. Talvolta con finalità formative, altre volte con la volontà di stimolare il dibattito delle idee. Sono stato, siamo stati visionari. Nel senso di persone che hanno una visione, uno sguardo che va oltre l’orizzonte. E non vogliono appagarsi di una semplice veduta. Guardare oltre e non limitarsi a vedere. Aprire le porte della mente, non registrare semplicemente immagini effimere. E’ il mio modo di affrontare le uscite dal quotidiano, si tratti di un viaggio, si tratti di un’escursione in montagna, si tratti di una qualsiasi opportunità. E credo che ciò sia coerente con le finalità dell’Associazione di cui faccio parte. Educare e formare. La montagna come occasione di crescita culturale e arricchimento interiore. Valli, boschi, foreste, erte come luoghi in cui ex-currere, correre fuori dal proprio perimetro abituale ed estenderne i confini. E la sede sociale, la casa delle Socie e dei Soci, come luogo di circolazione di idee, di nascita di nuove consapevolezze, di unità di intenti e, perché no, di utili dubbi. La sede sociale come scuola, non solo di tecnica e competenze. Se così è stato, mi appresto a tornare un semplice Socio con reale, intima soddisfazione.