Raggiungiamo “Fraina”, dopo aver percorso in auto circa 11 chilometri tra scossoni e leggeri slittamenti, a causa di un fondo stradale in cui neve, ghiaccio, acqua ed asfalto si mescolano ed alternano formando linee bizzarre ed improvvise curve. La vista è subito allietata dall’ampia vallata ammantata di candida neve che brilla sotto i raggi di un sole straordinariamente caldo per questa stagione. L’aria, immota, ci fa dimenticare il vento forte e gelido di Catanzaro. Calziamo subito scarponi e sci e oltrepassiamo la neve ammonticchiata che fa da barriera alla valle, quasi a voler difendere la distesa immacolata. Lasciata la radura, ci dirigiamo verso un bosco di faggi scheletriti misti ad abeti giganti ed a numerosi alberelli teneri che spiccano sullo sfondo bianco della neve. Affrontiamo le salite con energia ed entusiasmo, ed, in breve, raggiungiamo la strada borbonica. Il passato si affaccia alla nostra mente, evocando un tempo in cui la montagna non era frequentata da escursionisti e sciatori ma da carbonai, boscaioli e pastori. Continuiamo tra scambi di battute e foto ricordo, osservando le orme degli animali selvatici sulla neve e, dopo aver lasciato alle nostre spalle le pendici del “Colle Telegrafo”, ci dirigiamo verso la “Valle Lunga”. Sostiamo nel punto più alto, sotto un grande faggio che ospita tavoli e sedie rudimentali, utilizzati, dai pastori durante i mesi estivi nell’ora del pranzo e della siesta. Con il fiato sospeso ammiriamo dall’alto la valle sottostante dove scaturiscono le sorgenti del “Soleo”, e le strade innevate che conducono al “monte Gariglione”. da una parte ed al “Femminamorta” dall’altra. Sotto di noi le prime case del “villaggio di Tirivolo” che raggiungeremo dopo una breve deviazione verso le “baracche dei pastori”. Non udiamo i soliti latrati che ci accolgono quando attraversiamo questi luoghi in altre stagioni dell’anno e possiamo così ammirare il paesaggio, rilassati ed appagati, rivedendo con la mente l’immensa distesa di crocchi che ricopre quest’ampia vallata quando la neve comincia a sciogliersi. Dopo esserci soffermati un pò ad ammirare il paesaggio , riprendiamo il sentiero e raggiungiamo il “villaggio Grechi” e, nei pressi di una graziosa chiesetta in legno, sostiamo per consumare la colazione. All’improvviso un tonfo alle nostre spalle: un cumulo di neve è scivolato dal tetto di una casetta vicina. Istintivamente guardiamo il cielo, e notiamo che alcune nuvole stanno nascondendo il sole mentre un vento leggero comincia a spirare. Con rapidità riprendiamo gli sci e la via del ritorno attraversando un bosco di abeti. Manciate di foglioline aghiformi, che qualche folletto dispettoso si è divertito a staccare dai rami, sporcano il sentiero quasi buio, ma all’improvviso, si apre la radura e ci abbaglia con i cristalli di neve baciati dal sole. In pochi minuti raggiungiamo “Fraina”. Uno dopo l’altro, siamo sei in tutto, Gabriele, Anna, Giampiero, Raffaella, Antonio e Teresa scendiamo sulla strada e raggiungiamo le auto. E’ stata una giornata rigenerante, trascorsa con pochi amici, a contatto con la natura incontaminata e magnifica di questi luoghi.
Domenica 3 Febbraio 2019
Teresa Garcea
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